MONUMENTUM The Second Sleep / seconda parte quartetto
Concept, coreografia, costumi Cristina Kristal Rizzo
Danza Annamaria Ajmone, Marta Bellu, Jari Boldrini, Sara Sguotti
Elaborazioni musicali dal vivo Cristina Kristal Rizzo
Disegno luci Gianni Staropoli
Collaborazione teorica Lucia Amara
Creative Producer Silvia Albanese
Collaborazione artistica Laura Pante
Produzione TIR Danza
Progetto vincitore del bando Abitante supportato dal Centro Nazionale di produzione della Danza Virgilio Sieni e dalla Fondazione CR di Firenze
Residenze creative SpazioK, PARC
I corpi si sentono e sentendosi si sentono sentire e si sentono sentiti e anche gli animali partecipano a questo gioco ultra/aptico desiderante. E dunque il corpo è un magnete. Attrae o respinge forze. Oppure il corpo è liquido, sostanza tra le sostanze. Il tempo di una vita, dura quanto ha bisogno di durare, 8 secondi o 80 anni. Ci sono animali che non hanno un apparato percettivo che dia loro la possibilità di vedersi mutualmente, questo vuol dire che hanno pertanto solo delle forme che sono destinate ad apparire, c’è già nel mondo qualcosa che guarda prima che ci sia un modo per guardare. Parole suoni ritmo linguaggio, un monogramma che sappia già di per sé essere una danza, una danza della regola nella diversità. Sincronizzare la tensione, il lancio, il gesto, la cadenza, la forza d’entrata dell’immagine in velocità, fare alzare la forma con il movimento proprio dell’immaginazione. Ritmo, è tutta una questione di ritmo. All body One body Forever body All body One body Forever body All body One body Forever body All body One body Forever body. L’individuo è un’infinita comunità plurale. CKR
Questa seconda parte di Monumentum the second sleep della coreografa fiorentina Cristina Kristal Rizzo ha un andamento temporale racchiuso nella danza pura di un ensemble, espressione di un andamento plurale delle relazioni. Attraversato da visioni cromatiche ed esperienze corporali non verbali, Monumentum the second sleep si accorda con il ritmo cardiaco di un lunghissimo loop e ci fa sentire che esistono altri livelli di comunicazione o di linguaggio, la possibilità di vivere oltre il recinto dell’utile.