MOMENTUM DA

Concept, coreografia, costumi, staging, elaborazione sonora live Cristina Kristal Rizzo
Performance Diana Anselmo
Disegno luci Gianni Staropoli
Creative producer Silvia Albanese
Drammaturgia Laura Pante
Produzione TIR Danza
Co-produzione MilanOltre Festival
Con il sostegno di PARC – Performing Arts Research Centre, Kilowatt, Armunia

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Monumentum sta come: memoria, documento, segno di riconoscimento. Qualcosa che si sofferma e che fermando la progressione continua del flusso produttivo, si sposta nella profondità della memoria, in una sorta di anacronia temporale, creando un doppio sguardo che ci fa sentire che esistono altri livelli di comunicazione o di linguaggio, la possibilità di vivere oltre il recinto dell’utile.

Il progetto dunque continua moltiplicando gli sguardi lungo il filo della coreografia e in questa nuova tappa si avvale della presenza e dell’interpretazione in scena di Diana Anselmo, attivista e co-founder dell’associazione Al.Di.Qua. Artists, ma anche performer sordx bilingue in italiano e LIS (lingua dei segni italiana).

Monumentum DA è una dedica alla singolarità di Diana Anselmo, la creazione è concepita come una sorta di spazio aperto in cui far confluire la politica di un corpo nella sua presenza immanente in uno slancio vitale, lì dove arte e forme di vita si mescolano. Punto di partenza saranno alcuni testi di canzoni della nuova scena rap e grime tutta al femminile; la pièce si configura dunque come un racconto singolare, un movimento da corpo a corpo che diventa un potenziale discorso collettivo, la trama di una collisione che modula l’apparizione diffusa di una misteriosa e rinnovata Queer Love Song.

L’esempio più dirompente, nella cultura mainstream, di una performance che abbia voluto usare il potenziale performativo della lingua dei segni è il celebre The Man I love di Pina Bausch, icona mondiale e pop. Coreografia famosissima che se guardata un pò più da vicino, in realtà metta in evidenza come spesso si tratti di appropriazione indebita di una lingua di minoranza che viene sfoggiata come un orpello, grammaticalmente confuso e inesatto ma pur sempre “esotico“ e “affascinante”, agli occhi del grande pubblico.

La LIS e il corpo di Diana che la trasmette sono un archivio che si trasforma, la condivisione di un racconto già da sempre aperto a nuove forme di vita. In particolare il lavoro sarà accessibile a tutti, contenendo di per sé la possibilità di essere fruito da pubblico udente e sordo come un unico flusso di visione poetica. Si tratta dunque di riconsiderare i potenziali espressivi dei corpi e riconnettere l’umanità al senso della vita, aprire uno spazio in cui la molteplicità non è più elemento di discredito, ma risorsa capace di rendere il caleidoscopico assetto della vita.

[ENG]

Monumentum stands for: memory, document, sign of recognition. Something that lingers and stops the continuous progression of the production flow, moving into the depths of memory, in a sort of temporal anachronyms, creating a double glance that makes us feel that there are other levels of communication or language, the possibility of living beyond the fence of the useful.

The project therefore continues by multiplying the gazes along the thread of choreography and in this new stage makes use of the presence and interpretation on stage of Diana Anselmo, activist and co-founder of the association Al.Di.Qua. Artists, but also a deaf performer bilingual in Italian and LIS (Italian sign language).

Monumentum DA is a dedication to the singularity of Diana Anselmo: the creation is conceived as a kind of open space in which the politics of a body in its immanent presence can flow into a vital momentum, where art and life forms mingle. The starting point will be some song texts from the new all-female rap and grime scene; the pièce is thus configured as a singular tale, a body-to-body movement that becomes a potential collective discourse, the plot of a collision that modulates the widespread appearance of a mysterious and renewed Queer Love Song.

The most disruptive example, in mainstream culture, of a performance that wanted to use the performative potential of sign language is Pina Bausch’s world-famous, pop icon The Man I Love. A very famous choreography that, if looked at a little more closely, actually highlights how it often involves the misappropriation of a minority language that is flaunted as a frill, grammatically confused and inaccurate but still ‘exotic’ and ‘fascinating’, in the eyes of the general public.

LIS and the body of Diana who transmits it are a transforming archive, the sharing of a story that has always been open to new forms of life. In particular, the work will be accessible to all, containing in itself the possibility of being enjoyed by hearing and deaf audiences as a single stream of poetic vision. It is therefore a question of reconsidering the expressive potentials of bodies and reconnecting humanity to the meaning of life, opening up a space in which multiplicity is no longer an element of discredit, but a resource capable of rendering the kaleidoscopic order of life.