Diario di un brutto anatroccolo
anno produzione: 2016
ispirato alla fiaba di H.C. Andersen
regia Tonio De Nitto
con Ilaria Carlucci, Francesca De Pasquale, Luca Pastore e Fabio Tinella
collaborazione al movimento coreografico Annamaria De Filippi
musiche originali Paolo Coletta
luci Davide Arsenio
scene Roberta Dori Puddu
costruzione oggetti Luigi Conte
costumi Lapi Lou
sarta Maria Rosaria Rapanà
produzione Factory Compagnia Transadriatica, TIR Danza, Fondazione Sipario Toscana
Premi
XXIV International Festival for Children and Youth theatre, Hamedan (Iran)
Best performance/miglior spettacolo
Best music Paolo Coletta
Best Stage designer Roberta Dori Puddu
Best actor Luca Pastore
Actress appreciation Francesca De Pasquale
Best playwright Tonio De Nitto
Best Director Tonio De Nitto
XXV Kotor Festival of Theatre for Children, Kotor (Montenegro)
Premio della Giuria città di Kotor
Premio miglior interprete Francesca De Pasquale
Diario di un brutto anatroccolo coniuga diversi linguaggi come il teatro e la danza a partire da un classico per l’infanzia di Andersen. Uno spettacolo attraverso il quale Factory, dopo una Cenerentola lontana dagli stereotipi e la Caterina protagonista scomoda e non allineata de La bisbetica domata di Shakespeare, continua l’indagine sul tema della diversità/identità e dell’integrazione attraverso un linguaggio semplice ed evocativo.
Un anatroccolo oltre Andersen, che usa la fiaba come pretesto per raccontare una sorta di diario di un piccolo cigno, creduto anatroccolo, che attraversa varie tappe della vita come quelle raccontate nella storia originale e compie un vero viaggio di formazione alla ricerca di se stesso e del proprio posto nel mondo e alla scoperta della diversità come elemento qualificante e prezioso.
La nascita e il rifiuto da parte della famiglia, la scuola e il bullismo, il mondo del lavoro, l’amore che nasce improvvisamente e rapidamente può scomparire anche per cause esterne non riconducibili a noi, la caccia e poi la guerra come orrore inspiegabile agli occhi di chiunque: tappe di un mondo ostile, forse, ma che resterà tale solo finché l’anatroccolo non sarà in grado di accettarsi per quello che è, come accade al piccolo protagonista della fiaba di Andersen che specchiandosi nel lago scopre la propria vera identità. Non bisogna nascondere le cicatrici accumulate nella vita, perché possono e devono invece diventare il nostro tesoro.
In Diario di un brutto anatroccolo si gioca con leggerezza e creatività a trasformare piccoli elementi contemporanei per evocare ogni singola situazione della fiaba.