Context

progetto, coreografia, scene e concezione visiva Alessandro Carboni
performer Ana Luisa Novais Gomes, Sara Capanna, Loredana Tarnovschi, Masako Matsushita, Francesca Ruggerini, Gianmaria Borzillo
contributo artistico Ana Luisa Novais Gomes, Sara Capanna, Loredana Tarnovschi, Lucia Guarino, Francesca Ruggerini, Gianmaria Borzillo, Masako Matsushita, Eva Di Franco, Maria Virzì
organizzazione, cura e promozione​ Debora Ercoli
amministrazione Chiara Castaldini
costumi​ Eva Di Franco
musiche Danilo Casti
luci Maria Virzì
documentazione video Riccardo Biasi
documentazione fotografica Luca del Pia

produzione​ Formati Sensibili 2019-2021
in coproduzione​ con CapoTrave/Kilowatt all’interno di SpectACTive con il supporto di Creative Europe – programma dell’Unione Europea; TIR Danza
con il sostegno di L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale ::: Centro di Residenza Emilia-Romagna; Armina_project/369gradi; h(abita)t – Rete di Spazi per la Danza / QB / Sementerie Artistiche
residenze creative presso La MaMa, MoMa, Douglas Dunn Studio (New York, USA), Milieux/Le Parc and Pulse (Montreal, Canada), Nitra Festival (Slovakia), Costa Verde (Sardegna), L’arboreto – Teatro Dimora (Mondaino), Teatro Misericordia (Sansepolcro), Sementerie Artistiche (Creavalcore) in collaborazione con Domino (Zagreb, Croazia) e Bakelit Multi Art Center (Budapest, Ungheria)

Progetto vincitore del bando di co-produzione promosso da CapoTrave/ Kilowatt Festival all’interno del network Be SpectACTive

Context indaga l’idea di contesto (dal latino con-tèxere = tessere insieme, intrecciare) come l’insieme delle circostanze che definiscono un evento: una riflessione sulla relazione degli elementi che lo costituiscono e le condizioni stesse che lo hanno generato. Inteso come un oggetto prismatico capace di far coesistere più cose insieme, il progetto Context è costituito da vari formati visivi e performativi, testuali e sonori, che incarnano da punti di vista diversi l’intero processo di ricerca. Un organismo composto da elementi diversi, in continua interazione fra loro; un tessuto senza centro o bordo, un intrico di densità irregolare fatto di trame in cui si alternano spazi e vicinanze. Ogni formato è interconnesso e – citando Timothy Morton – “ogni entità sembra strana. Niente esiste completamente da solo, e così niente è pienamente se stesso”.

Il punto di partenza è la figura geometrica del triangolo intesa come unità primaria di suddivisione dello spazio. Queste unità triangolari formano una rete che diventa un modello narrativo, estetico e performativo che invita alla contemplazione della serialità, del ritmo, dell’incompletezza. Un’approssimazione geometrica e discreta dello spazio come una “maglia” mobile di interconnessione in cui relazioni infinite e differenze infinitesimali tra gli elementi fanno emergere ramificazioni continue. Il triangoli intesi come unità riduttive ed espansive insieme costruiscono mondi astratti intessuti di scelte e possibilità. Soltanto la ripetizione delle scelte permette la distribuzione delle possibilità contenute nella matrice, generatrice di percorsi e relazioni tra gli spazi, le energie, i corpi. Delle azioni performative nella quali i performer sono intesi come corpi fabbricanti, capaci di essere veicolo di energie variabili e discontinue e delle infinite permutazioni di un contesto.
Una mappa analogica continuamente aggiornata che cerca di rendere in tre dimensioni la fragilità dello spazio reale e emotivo, il riverbero dei luoghi o gli inciampi di chi quei luoghi li attraversa per la prima volta. Uno spazio mentale che diventa reale solo quando viene attraversato, solo quando ciò che era pensato o previsto viene vissuto, toccato, mosso. Immaginare molteplici sviluppi possibili di un contesto mai esattamente definito; cercare di non-rappresentare quel nucleo di indeterminazione che sta nel cuore delle cose. Context è un corpo dalle tante braccia che si muove in uno spazio di possibilità. Context si inserisce inevitabilmente nel mondo, con il suo carico di ambiguità, pronto a essere continuamente ricostruito e disatteso.

Tutti i formati hanno un forte taglio visivo e si sviluppano a partire dallo stesso principio fondante: l’idea del doppio, della dualità, dell’alternanza. I formati sono stati sviluppati in luoghi e contesti diversi: dal teatro ai paesaggi naturali, dai musei agli spazi ibridi e alla dimensione urbana. Le opere emergono da un continuo adattamento delle forme a ciò che le circonda e accoglie; le immagini, i corpi e le coreografie si sviluppano in base alle relazioni che intrattengono con lo spazio e prendono forme estetiche completamente diverse. A seconda dei luoghi, emergono diverse versioni, con uno specifico tema di indagine a partire dallo stesso principio fondante: l’infinita combinazione in cui il flusso continuo di creazione visiva e performativa si cristallizza per attimo per poi ricominciare a fluire addosso allo spazio.
Il processo di ricerca e produttivo si è costruito attraverso un percorso distribuito spazialmente e temporalmente tra il 2019 e 2021 in diverse residenze internazionali tra Europa, Stati Uniti e Canada grazie al sostegno BeSpectACTive come progetto vincitore del bando 2019, Formati Sensibili, Tir Danza, L’arboreto – Teatro Dimora, Amina/369gradi.

Le prime tappe di ricerca si sono sviluppate a New York, tra gli archivi del MoMA e gli studi del teatro La MaMa e a Montreal, all’interno del cluster Le Parc e Pulse del centro di arte e tecnologia Milieux nel 2019. La produzione si è invece sviluppata tra la fine 2019 e il 2020 attraverso diverse residenze creative a Nitra all’interno del Nitra Festival (Slovacchia), in Costa Verde (Sardegna), presso Sementerie Artistiche a Crevalcore (in collaborazione con il Domino Center di Zagabria e il Bakelit Multi Art Center di Budapest) e a L’Arboreto – Teatro Dimora, il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna. Context debutterà a Sansepolcro all’interno di Kilowatt Festival.

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