Cassanda o della verità
Coreografia, performance: Massimo Monticelli
Live Music: Marco Pedrazzi
Consulenza artistica: Tommy Cattin, Giordana Patumi
Partners e sostenitori: L’Arboreto di Mondaino, Corte Ospitale – Teatro Herberia, EREM dance, Compagnia DNA
Durata: 27′
Progetto vincitore della seconda edizione di ERetici – Le strade dei teatri. Con il contributo del Centro di Residenza Emilia- Romagna, composto da l’Arboreto – Teatro Dimora di Mondaino e La Corte Ospitale di Rubiera.
Cassandra o della Verità prende le mosse da un’urgenza di ricerca personale e professionale sul tema della Verità, o più precisamente della veridizione, inserendosi in un contesto socio-culturale in cui le fondamenta stesse del concetto di verità vengono scosse: la scarsa fiducia nella scienza, l’abbondare di notizie false, l’incapacità di informarsi, la difficoltà nel valutare e prendersi la responsabilità di ciò che si dice e ciò che si fa.
La figura di Cassandra si pone come il contenitore e la chiave di lettura per indagare come la verità viene raccontata, ascoltata, presa in considerazione o rigettata, non soltanto in virtù del contenuto della veridizione stessa, bensì di colui o colei che la pronuncia. Una Cassandra sotto una luce contemporanea rappresenta l’occasione di parlare del presente, dell’incomunicabile, dell’indicibile, rapportati alla necessità di ascoltare, di leggere i segni, di credere il e nel futuro.
Si tenta di rovesciare l’antonomasia, sull’onda della testimonianza delle altre cassandre contemporanee che, pur avendo il coraggio e la responsabilità di dire la verità, pur mirando al bene comune, vengono rigettate, ridicolizzate, strumentalizzate, spesso per la sola ragione di essere donne.
Nasce qui il paradosso: Cassandra interpretata da un performer uomo. Sovrapporre il corpo del performer alla voce della profetessa troiana, nella costruzione di un contrasto, apre a una riflessione sulle questioni di genere e di rappresentazione.
Il lavoro si inserisce in una cornice concettuale che affonda le radici nell’Agamennone di Eschilo per arrivare a Christa Wolf, ed è forte della collaborazione con Marco Pedrazzi, giovane compositore bolognese che vanta tra le più recenti esperienze una commissione alla Biennale Musica di Venezia 2020 e la colonna sonora del documentario Rai The Forgotten Front.
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