Abstract

ideazione e regia Silvia Rampelli
danza Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna
luce Fabio Sajiz
comunicazione Paola Granato
produzione Habillé d’eau, TIR Danza
coproduzione Grandi Pianure – Teatro di Roma, Armunia/Festival Inequilibrio, Festival Danae Sostegno Short Theatre, Centro di Residenza della Toscana Armunia CapoTrave/Kilowatt
con il supporto di Komm Tanz_Passo Nord progetto residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni ringraziamenti: Gianni Staropoli, Andrea Margarolo, Roberta Zanardo

La pratica attuativa è il campo. Scontorno l’attore, la figura, l’essere. Lo situo nella frontalità. Lo consegno alla durata, alla luce. Fa ingresso l’uomo. Simultaneità senza narrazione. Azione che non rappresenta. Penso la scena come quel dispositivo di prossimità che – sospendendo la violenza del reale – consente la presa diretta del fatto, ineludibile piano sequenza sulla materia, sul suo volto interrogante.

In un tempo richiamato e interrotto, tre figure stazionano. Si cimentano con l’azione solitaria, tentano il duo, non senza lacerazione il numero tre. Rifletto sul potenziale di irrealtà del dato: quando il fenomeno nella sua effettività – qualsiasi dato di esperienza – riverbera uno scostamento, una sensazione, un dubbio di irrealtà. Quando il reale – rendendosi presente – si nega per divenire presagio. Rifletto sull’illusione di realtà: quando animo l’inanimato, rispondo alla finzione dichiaratamente esposta, al falso. Non si tratta della questione della verità, ma dell’oscillazione che l’incontro con il dato imprime all’assetto percettivo.